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lunedì 25 aprile 2011

26 APRILE 1986 IL DISASTRO DI CHERNOBYL.. DA NON DIMENTICARE!

    
26 APRILE 1986 ORE 01:23':44"
L'orologio segnava l'una, 23 minuti e 44 secondi del 26 aprile quando esplose il reattore numero quattro della centrale di Chernobyl. L'incidente, esattamente 25 anni fa, resta ancora oggi - anche dopo Fukushima, concordano gli esperti - la più grande catastrofe della storia del nucleare civile.
Quella notte i sistemi di sicurezza furono staccati per un test, che divenne fatale. Fu liberata radioattività tra i 50 e i 250 milioni di Curie, una quantità circa cento volte maggiore rispetto a quella delle bombe americane su Hiroshima e Nagasaki nel 1945. All'interno del reattore erano custodite circa 200 tonnellate di uranio. Secondo gli esperti fuoriuscirono circa il 50% di iodio e il 30% di cesio, disperdendosi nell'atmosfera. La nube radioattiva si spostò verso gran parte d'Europa, colpendo soprattutto Bielorussia e Russia. Al summit internazionale di Kiev per il 25esimo anniversario del disastro Igor Gramotkin, oggi direttore del sito di Chernobyl, pochi giorni fa ha messo in chiaro che il 95% di tutto il materiale radioattivo è ancora sotto le macerie e continua a sprigionare radioattività pari a 15 milioni di Curie.

La conferenza dei donatori nella capitale ha raccolto 550 milioni di euro per la costruzione del nuovo sarcofago e del nuovo impianto di stoccaggio per le scorie che dovrebbero essere terminati entro il 2015. Per coprire il costo totale di oltre 1,5 miliardi di euro mancano ancora circa 200 milioni. Rispetto all'incidente giapponese di Fukushima, anch'esso classificato al livello 7 sulla scala internazionale "Ines", l'incidente nella centrale ucraina è considerato dagli esperti più grave per la maggior fuga di materiale radioattivo e gli effetti sulla salute e sull'ambiente nell'area.

Secondo l'Iaea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) l'esplosione portò la contaminazione più elevata in un'area nel raggio di 100 km dalla centrale, con la concentrazione maggiore di isotopi di stronzio, cesio e plutonio. Oggi la zona entro un raggio di trenta km è ancora interdetta all'accesso pubblico, ma con permessi speciali anche i turisti possono arrivare allo spiazzo davanti al reattore e spingersi sino alla città fantasma di Pripyat.Le città di Chernobyl (15 mila abitanti) e Pripyat (50 mila) furono evacuate nel giro di 36 ore dopo l'incidente. Nei giorni successivi circa 130 mila persone in un raggio di 30 km dovettero lasciare le proprie case. In totale furono circa 350 mila le persone evacuate dalla regione e costrette a trasferirsi altrove. A venticinque anni dalla catastrofe regna ancora incertezza sul numero delle vittime causate direttamente dalle radiazioni, che l'Iaea quantifica comunque in circa 4.000. Ma cifre non ufficiali alzano il numero sino a 25 mila.
Oggi il sarcofago che avvolge il reattore nucleare esploso a Cernobyl il 26 aprile del 1986 è un "castello di carte", una struttura piena di crepe da sostituire al più presto, sostengono gli esperti ucraini.
Il problema più grande in vista della ristrutturazione sono le circa 200 tonnellate di materiali radioattivi ancora dentro il sarcofago, "una struttura progettata e realizzata in tutta fretta in sei mesi, in condizioni eroiche, per durare solo dieci anni".

Martedì, il governo di Kiev ha organizzato una conferenza di Paesi donatori per raccogliere i 600 milioni di dollari che ancora mancano per costruire la nuova struttura, una struttura che sara' assemblata in loco e poi fatta scorrere su rotaie in corrispondenza del sarcofago. La Commissione europea, che sarà rappresentata a Kiev dal Presidente Jose Manuel Durao Barroso e dal commissario allo Sviluppo, Andris Piebalgs, stanziera' 110 milioni di euro.


domenica 24 aprile 2011

Shahbaz Bhatti

Bhatti era cattolico, si era detto contrario alla legge che punisce la blasfemia con la morte e per questo si era attirato innumerevoli minacce di vari gruppi islamisti. Più volte Bhatti aveva commentato le minacce che riceveva, l’ultima durante un’intervista di poche settimane fa. Oggi il Corriere della Sera pubblica un suo “testamento spirituale”, estratto di una raccolta di suoi testi che si chiama “Cristiani in Pakistan” ed è edito da Marcianum Press.
Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora — in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan— Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.

... in ciò che noi crediamo Dio è risorto.

sabato 16 aprile 2011

CENA EBRAICA MERCOLEDI 20 APRILE 2011