“Se ho avuto paura?
Eccome…ma l’ho esasperata al punto da scordarmi d’averla”.
Siamo
partiti in 20, 16 ragazzi e 4 capi noi del “Clan-Destino” del
gruppo scout AGESCI Guspini 1 e il Noviziato “La Fenice” del
Mogoro 1 alla volta di Roma per la consueta route estiva sopportando
sulle spalle uno zaino il cui peso spaventava non poco. A ripensarli
adesso tuttavia quei chili di troppo non sono risultati neanche
lontanamente paragonabili alla consistenza e al senso del tema della
route e alle attività e agli incontri organizzati dai capi; a
partire dall’appassionato e accanito discorso di una delle tante
figure incontrate sul cammino: il Capitano Ultimo, il famoso Capitano
dei Carabinieri artefice dell'operazione di cattura e dell’arresto
di Totò Riina nel gennaio 1993. E proprio sul tema della paura era
incentrata la riflessione che avremo affrontato quella settimana
d’agosto attraverso molteplici punti di vista quali la paura di
partire, di scegliere, di avere coraggio, della morte, della
responsabilità, dell'impegno e delle proprie potenzialità. “La
paura non è nulla in confronto alle nostre possibilità, dice
Ultimo, alla nostra forza di lottare e perseguire il nobile obiettivo
di servire il prossimo, il meno fortunato, in definitiva l’Ultimo:
non vi è maggiore onore di incarnare il ruolo di servo, e servire
unicamente per servire”. il Capitano pareva quasi stesse
anticipando,, al principio di un “sudato” cammino, ogni nostro
singolo pensiero, ma con l’incentivo, per nulla indifferente, della
carica e della convinzione che possiede solo colui che crede in quel
che dice e lo attua coerentemente e con passione.
E
se per caso queste incisive parole non fossero bastate stimolare la
route (il che è difficile a credersi), sarebbe presto giunta una
marea di nuove esperienze e nuovi testimoni di vita ad appesantire lo
zaino per il ritorno. Tra di essi, il servizio che abbiamo svolto
presso la mensa dei poveri alla Comunità Sant’Egidio. Non sarebbe
stato facile, ma non vi era nulla di meglio per toccare con mano ciò
di cui Ultimo parlava: uomini, donne, bambini, di tutte le età e
parti del mondo accomunati dalla terribile necessità, più o meno
evidente, di mettere qualcosa sotto i denti. Vi erano lo scontroso e
il presuntuoso, resi nervosi dalla fame, ma anche chi sinceramente
ringraziava, con gli occhi sorridenti, con sconnesse frasi tra
l’italiano, il rumeno e l’inglese o semplicemente con una leggera
pacca sulle spalle. Una manciata di ore per colmare di significato
l’intera giornata, per far inchinare il più forte al cospetto del
più debole, tutto secondo l’annunciata profezia del Capitano.
No,
non era sufficiente: serviva ancora qualcosa per far fermentare le
nostre “fresche menti” durante le consuete attività. L’ex Capo
Clan del Roma 90, Paolo, non ha disdegnato di ricoprire un ruolo
particolarmente interessante e decisamente inserito entro il nome
dell’associazione: si tratta della C di AGESCI e sta per Cattolici.
Si tratta di un uomo che, nonostante la sua vita piena di impegni e
di soddisfazioni presa consapevolezza di un vuoto in se stesso, ha
preso la non facile decisione di abbracciare il diaconato e
abbandonare (si fa per dire) l’universo scout. Con lui abbiamo
discusso sulla distanza odierna tra ragazzi e fede, o forse Chiesa,
cercato di rendere evidenti altri messaggi che magari, durante la
lettura di un brano biblico, possono apparire inaccessibili e
astrusi. Tutto ciò attraverso un lungo dialogo ma anche tramite
attività che rendono concretamente manifesto quel fenomeno di tutti
i giorni e di tutti gli uomini, comunemente noto come “scelta”:
dalla più banale, come decidere se fare pasta o minestra per cena,
alle più difficili, come l’abbandono incerto delle proprie radici
pur di inseguire grandi sogni lontano da casa.
Abbiamo
riflettuto su ognuno di questi pensieri portanti come ciascuna delle
colonne del Bernini, abbiamo marciato, incontrato difficoltà e
stanchezza ogni giorno per sette giorni, attraverso la via Francigena
e le più battute strade della Capitale. Abbiamo interrotto il passo
in Piazza S. Pietro, meta dei pellegrini che hanno intrapreso quel
duro percorso reso insopportabile dal caldo martellante ma privo di
stanchezza dinnanzi all’abbraccio del colonnato.
Proprio
allora, all’interno del simbolo di fusione tra alti valori e una
terra che sembra non voler dare loro asilo, i passi che si sono
lasciati indietro sono tornati a farsi sentire per accrescere un
patrimonio di consapevolezze entro il quale non c’è posto per la
paura ma solo per la necessità di andare avanti e non sedersi di
fronte alle insormontabili difficoltà della vita. È lo spirito
adatto per procedere serenamente e approdare in porti sconosciuti ma
al contempo affascinanti.
Filo
conduttore della settimana di strada e dei personaggi incontrati è
stato, manco a dirlo, Gesù. Lo abbiamo sentito dalle parole del
Capitano Ultimo che lo considera il suo riferimento nella vita; lo
abbiamo scoperto alla comunità Sant'Egidio nata da un gruppo di
liceali che si incontravano per la lettura del Vangelo, lo abbiamo
individuato nella scelta del capo scout di Roma che vuole continuare
a servire il prossimo attraverso il diaconato . Ma soprattutto lo
abbiamo scoperto con noi e tra di noi nelle strade impolverate dei
colli Laziali, nelle persone incontrate, nelle esperienze che ci
hanno arricchito, anche lontano dai tabernacoli e dal luccichio
abbagliante delle chiese profumate di incenso ma desolatamente vuote
di una straordinaria normalissima torrida prima settimana di Agosto.
Marco Saderi e
Giuseppe Liscia